|
QUOTE (--Fran-- @ 30/12/2010, 22:00) C'è un'antica leggenda zen che riguarda questo micio. Una volta c'era un uomo, maestro d'arti marziali, che aveva un problema : un topo si era sistemato in casa sua e gli vuotava continuamente la dispensa. L'uomo conosceva alcuni gatti e decise di chiedere il loro aiuto. Il primo era un gatto nero, esperto di lotta. Entrò in casa, fece mille evoluzioni, ma il topo vinse. Il gatto si inchinò e andò via. Il secondo era un micione tigrato, grande pensatore. Lottò contro il topo usando la sua forza psichica, ma anche lui ne uscì sconfitto. Il terzo era una micia grigia, abituata a combattere contro le ombre. Anche lei fu molto abile, però non ebbe fortuna migliore. Per quarto venne chimato un vecchio gatto ormai stanco e con la coda mozza. Il micio entrò in casa dell'uomo e si acciambellò per riposare, ignorando il topo. Il roditore ormai era spavaldo, sentendosi sempre vincitore. Perse ogni precauzione, non si curava neppure più di nascondersi, e certamente non temeva un gatto anziano e malandato. Ma un giorno, mentre trascinava una grossa porzione di cibo rubato all'uomo, il topo si avvicinò moltissimo al gatto, e gli chiese perfino aiuto per trasportare la refurtiva. Rapidissimo, il gatto afferrò il topo e lo sconfisse. Battuto, al piccolo roditore non rimase altro da fare che inchinarsi e andar via : l'anziano e saggio gatto, annullando il sé, aveva vinto. Il problema esiste se esiste il sé, annullando il sè scompare anche il problema. Sublime, mi hai fatto venire in mente questa: QUOTE Qi Xiaozi addestrava un gallo da combattimento per il re Xian di Zhou. Dieci giorni (dopo l’inizio dell’addestramento), il re si informò:
<<il gallo è già pronto per combattere?>>. <<non ancora, dopo dieci giorni egli è ancora vanitoso e sufficiente>>.
Quale praticante di boxe agli esordi non si è ritrovato di fronte a una manifestazione della sua vanità e della propria sufficienza? Direi che tutti noi, praticanti di lunga data, conserviamo un ricordo di ciò. Ogni volta che superiamo una tappa fisica, tecnica o strategica, ci troviamo a lottare contro un moto di presunzione. Questa prima tappa ne è un modello, per quanto riguarda il simbolismo del livello Terra, primo gradino di ogni struttura che va dal più concreto al più sottile.
Dopo altri dieci giorni, il re ripetè la domanda. <<non ancora, egli reagisce a ogni ombra e rumore>>.
Dopo aver risolto i problemi posti da tecnica e strategia, bisogna risolvere il problema delle emozioni. Il mondo delle emozioni è direttamente legato alle sensazioni; la loro unione determina il destino. I due sensi citati nel testo sono la vista e l’udito: il primo si imprime dall’esterno verso l’interno; il secondo si apre dall’esterno verso l’interno. Dominare ciò che si esprime come ciò che si imprime, le intenzioni come le emozioni, ecco il modo per intervenire sul proprio destino.
Dieci giorni più tardi, nuova domanda del re. L’altro dice: <<ha lo sguardo troppo irritato e un’aria trionfatrice>>.
Quando le emozioni o intenzioni sono controllate, bisogna agire sullo spirito. Per questo bisogna trionfare delle proprie ire e rimanere calmi, questo è l’appannaggio degli uomini nobili. Ecco il nostro terzo livello, il Cielo, che si esprime "nelle regole dell’arte".
<<ci siamo quasi! Quando gli altri galli cantano, egli non è minimamente impressionato. Osservandolo, sembra un gallo di legno. La sua forza interna è perfetta. Gli altri galli non osavano avvicinarlo; essi si limitavano a girare e andarsene>>.
Egli non subisce più le proprie emozioni, non emana alcuna impressione. Così si conforma la legge dell’eterno ritorno.
|